Chi c'è dietro Selk'nam Cycles
Ciao! Sono Marco, ciclista e cicloviaggiatore.
Dalle esperienze in sella e dalla passione per quel meraviglioso mezzo di vita che è la bicicletta, ho deciso di “farmi la mia bici” dando alla luce il progetto Selk’Nam Cycles.
Le due ruote fanno parte della mia vita sin da bambino, poi nel 2001 si è accesa la scintilla ed è iniziata una storia d’amore con la più bella americana di blu alluminio che abbia mai visto e che, niente di meno che 20 anni più tardi, mi ha accompagnato nel più bel viaggio in bicicletta finora mai fatto, il Sud America.
Lì è scattato qualcosa: la svolta di vita che ho vissuto mi ha spinto come mai prima; quello che ho visto e imparato durante tutti quegli anni era pronto a concretizzarsi – o perlomeno – a darmi la possibilità di farlo.
Cavalcando l’entusiasmo sempre più forte dentro di me per le avventure in bicicletta, è nato il progetto Selk’nam Cycles, cioé una bici adatta ad attraversare deserti, montagne e pianure, con sole, pioggia e vento senza che tutto ciò possa essere un limite tecnico per lei e per chi la cavalca. Una bici che racchiude tutte le caratteristiche che sulla mia pelle ho sperimentato essere importanti in un’avventura in bicicletta.
Quindi ho trascorso gli ultimi 3 anni a studiare, provare e testare differenti soluzioni, non senza battute d’arresto e momenti di sconforto, ma anche con una grandissima soddisfazione. Alla fine, posso orgogliosamente dichiarare di aver realizzato l’obiettivo iniziale di “farmi la mia bici”. E ora è tempo di mostrarla al mondo.
L’ispirazione, ovvero la prima volta che ho pensato di realizzare una bicicletta partendo da zero, in realtà è arrivata in un periodo in cui pedalare con la mia solita bicicletta era una vera e propria sofferenza, costringendomi ad assumere una postura troppo distesa e gravosa per la schiena e le gambe.
Avrei certamente potuto limitarmi ad acquistarne una nuova più comoda; tuttavia, la poca disponibilità di biciclette nel periodo post-Covid ha fatto sì che l’idea nascesse e si sviluppasse in chiave più creativa.
Così, attorno al punto fermo della comodità del telaio si è evoluta quella che ritengo essere la vera peculiarità di Selk’nam Xalpen, ovvero a sua trasmissione. La scelta di optare per l’accoppiata Rohloff/cinghia è nata dopo aver avevo avuto modo di osservare e conoscere alcune realtà ciclistiche diverse da quella italiana, in particolare Germania e Olanda.
Visitare l’Eurobike Expo di Francoforte mi ha aperto gli occhi sulle novità e tendenze del ciclismo a livello mondiale: molti dei prodotti in anteprima in quella edizione (era il 2022), li ho poi visti “arrivare” nel nostro mercato solo due anni più tardi.
Questo mi ha fatto riflettere sulla possibilità che un prodotto diverso (per lo standard italiano) ma ultra-collaudato in ambito internazionale avrebbe potuto essere la chiave “aprire gli occhi” a molti cicloviaggiatori e avventurieri a pedali in Italia.
Perché il Titanio?
Beh, diciamo che è stata la scelta che ho ritenuto più ovvia dopo aver optato per una trasmissione durevole e con pochissima manutenzione. La bicicletta aveva bisogno di un telaio che non fosse intaccabile dagli agenti atmosferici, che fosse comodo, leggero, ultraresistente e in grado di assorbire in modo eccellente le vibrazioni del terreno.
La scelta del titanio, se non obbligata, ci è andata molto vicino!
Le caratteristiche che fanno preferire il titanio all’acciaio sono essenzialmente la sua resistenza alla corrosione (che ne fanno un materiale praticamente eterno specialmente se utilizzato per fabbricare il telaio di una bicicletta esposta agli agenti atmosferici) e il suo rapporto resistenza-peso. Quest’ultimo aspetto è molto importante perché pur essendo l’acciaio più resistente del titanio in termini assoluti, a parità di caratteristiche meccaniche consente un risparmio di peso decisamente apprezzabile (in virtù della sua minore densità). Ciò significa che posso ottenere un telaio in titanio dalle medesime prestazioni di resistenza a circa il 60% del peso di un telaio in acciaio.
Il titanio usato nei nostri telai è in realtà una lega che utilizza alcune parti di alluminio (3%) e di vanadio (2,5%), principalmente per migliorarne le caratteristiche meccaniche e di lavorabilità rispetto al materiale puro. La lega di titanio 6Al-4V, alternativa alla lega 3Al-2.5V nella produzione dei telai per biciclette, si differenzia per la maggior facilità di lavorazione a macchina utensile (il materiale essendo meno elastico si presta maggiormente a questo processo) e per un grado di resistenza meccanica lievemente superiore. Non è tuttavia utilizzata per le tubazioni del telaio ma solo per i componenti la cui geometria ben si sposa con lavorazioni a macchina utensile (movimento centrale e attacco manubrio per esempio). Se parliamo invece di realizzazione di tubazioni la lega 3Al-2.5V è decisamente superiore per quanto riguarda la lavorabilità a freddo, in quanto il materiale è più duttile ed indicato al processo di trafilatura.
Lavorazione artigianale
La lavorazione artigianale dei telai in titanio di Selk’nam si riflette immediatamente nella qualità del prodotto e nella bellezza delle loro saldature a vista, evidenza che quello che si sta pedalando è un telaio di qualità.
Il processo di produzione di ogni telaio è interamente manuale e prevede diversi controlli qualità intermedi prima di giungere alla delibera finale del prodotto.
La qualità si manifesta tanto nella fase realizzativa di ciascun telaio quanto in quella di progettazione e test: prima di giungere alla loro versione definitiva, infatti, per poter essere dichiarati adatti all’installazione della cinghia di trasmissione e robusti per un uso gravoso che un viaggio a pieno carico richiede, i telai hanno dovuto superare rigorosi test di flessione e resistenza alla deformazione e alla rottura.
La lavorazione manuale, tuttavia, è anche l’unica che un telaio in titanio può prevedere: le operazioni di saldatura sono molto delicate e costose poiché devono avvenire in atmosfera protetta sotto gas inerte e non contaminata da ossigeno, che potrebbe indebolirne la struttura.
Il risultato è un telaio unico, pulito, performante e pronto a essere vestito col migliore assemblaggio.
Il fiore all'occhiello di Selk'nam: la trasmissione
Ciò che mi ha spinto a scegliere l’accoppiata Rohloff/cinghia per lo sviluppo e l’allestimento della bicicletta sono stati i benefici che entrambe queste tecnologie consentono di ottenere.
Nessuna contaminazione o interferenza causata dagli agenti atmosferici: il Rohloff Speedhub, infatti, è sigillato e lavora a bagno d’olio a tenuta stagna mentre la cinghia dentata di Gates Carbon Drive non necessita di alcun lubrificante per funzionare perfettamente. Nessun problema quindi con acqua e fango, polvere e sporcizia in genere.
Se vogliamo, tuttavia, essere estremamente precisi e corretti, le uniche attività di cui ci dovremo ricordare sono il cambio d’olio annuale (od ogni 5.000 km) per il mozzo e la pulizia con acqua (e se vogliamo sapone neutro) della cinghia quando si incontrano terreni particolarmente polverosi o sabbiosi, che potrebbero rendere l’operatività di quest’ultima leggermente più rumorosa. Nulla che impatti direttamente l’affidabilità o il funzionamento della trasmissione: del resto, nessun dispositivo meccanico è realmente esente da alcun tipo di manutenzione, queste piccole accortezze non sono dopo tutto un grande compromesso.
Per i più pignoli e attenti all’aspetto manutentivo, il produttore della cinghia consiglia (in via facoltativa) di spruzzarla di tanto in tanto con dello spray al silicone che ha la funzione di proteggere il polimero plastico e massimizzare la repulsione di polvere e sporco.
Per quanto riguarda il mozzo, la manutenzione si affronta ad un costo accessibilissimo sia in termini economici che di tempo: parliamo di una quindicina di Euro per l’acquisto del kit di lavaggio e lubrificazione e di circa 20’ per svolgere completamente in autonomia la semplice operazione di sostituzione.
Un secondo, ma non meno importante, beneficio di questa configurazione riguarda la sua minore esposizione ad urti e danneggiamenti. È facile notare, infatti, come tutto il meccanismo di cambiata (gli ingranaggi che consentono di passare da un rapporto all’altro) siano all’interno del volume della ruota, protetto dalla “gabbia” dei raggi di quest’ultima. Non c’è alcun deragliatore esposto che possa accidentalmente impattare ostacoli lungo il percorso, anche la scatola di azionamento del comando di cambiata dello Speedhub rimane molto adesa alla sagoma del telaio e quindi in posizione poco esposta.
Terzo aspetto da notare riguarda la longevità dei componenti: mentre per la cinghia la durata supera normalmente due o tre volte quella di una catena, il Rohloff Speedhub non ha semplicemente un periodo stabilito di sostituzione: il fatto che lavori a bagno d’olio riduce al minimo l’usura interna e non sono rari i casi in cui unità si siano spinte ben oltre i 100.000km senza bisogno di manutenzione straordinaria. Per questo motivo è particolarmente indicato e scelto da moltissimi cicloviaggiatori nel Mondo.
Filosofia
Sin dal viaggio in Sud America mi sono imbattuto in leggende e narrazioni legate alla storia delle popolazioni che abitavano la Tierra del Fuego prima dell’arrivo dei distruttivi conquistatori. I Selk’nam, o Ona come sono anche conosciuti, erano una delle popolazioni più forti nell’aspro ambiente della Patagonia meridionale.
Si narra anche che il nome stesso Tierra del Fuego (terra del fuoco, in spagnolo) sia dovuto ai colossali falò Selk’nam che i primi europei osservarono quando raggiunsero l’isola. A differenza di altre tribù marinare della Terra del Fuoco, i Selk’nam vivevano nell’interno della Terra del Fuoco ed erano prolifici cacciatori-raccoglitori sulla terraferma.
I Selk’nam avevano credenze spirituali profonde e complesse che includevano la fede in un creatore e l’adorazione di una divinità principale. Tenevano cerimonie di iniziazione per i loro giovani ragazzi che prevedevano prove di coraggio, superamento della paura e astuta intraprendenza. Nella mitologia Selk’nam il cosmo è diviso in quattro shó’on o cieli infiniti, che rappresentano le quattro direzioni cardinali:
- Kamuk: cielo del nord.
- Kéikruk: cielo del sud.
- Wintek: cielo orientale, considerato il più importante dei quattro shó’on, essendo la residenza di Temáukel e la fonte di tutto ciò che esiste.
- Kenénik: cielo occidentale.
La religione del popolo Selk’nam tende a essere descritta come politeista, principalmente a causa dell’esistenza di vari personaggi che solitamente sono considerati divinità. Esiste quindi un essere superiore, simile al Dio delle religioni abramitiche, che corrisponde a Temáukel; divinità mitologiche o antenati chiamati Howenh, di cui il primo ad abitare la Terra fu Kenos, un dio creatore e terraformatore, inviato da Temáukel; e, infine, Xalpen e i suoi subordinati, Soorts, che erano abitanti degli inferi, che erano rappresentati da uomini nella cerimonia Selk’nam.
Ho deciso di chiamare Selk’nam queste bici per dare il tributo meritato all’incredibile energia che ho vissuto in quelle terre, alla forza di volontà di questa popolazione, e all’ispirazione che quel viaggio ha comportato per me.
Che le divinità Selk’nam possano ispirare nuovi viaggiatori e viaggiatrici a scoprire sé stessi e nuovi luoghi, accompagnati dalla magnitudo e dalla resistenza di Xalpen.
Per info e richieste contattaci qui:
info@selknamcycles.com
Dove vedere Selk'nam
Sundown Bike Fest – Pogliano Milanese (19/21 Luglio 2024)
Gravel sul Serio – Romano di Lombardia (6 Ottobre 2024)
Titanio d’avventura, Hopcycle – Pogliano Milanese (19 Novembre 2024)